Per una storia del valzer pianistico, Associazione Bogliasco per Skrjabin, 1992, 30 pp. Ristampa riveduta e aggiornata in "Nuova Rivista Musicale Italiana", XL, X nuova serie, 1, gennaio-marzo 2006, pp.47-85.

Valzer pianisticoIl Valzer (termine che ha origine dal tedesco Walzen, girare in tondo) deriva da alcune danze di origine austriaca e bavarese, come il Dreher (da ‘sich drehen’ girare su se stessi), il ‘Landaus’, la ‘Deutsche’, lo ‘Yodler’ e soprattutto il ‘Ländler’ danza popolare del Landl, una regione dell’alta Austria); numerose altre forme di danza, molto antiche e della più diversa provenienza, possiedono tuttavia caratteri molto affini al Valzer, come ad esempio la ‘Volte’ francese, la ‘Sarabanda’, il ‘Canario’, la ‘Country’ inglese, l’ ‘Ecossaise’. Il ‘Ländler’ era originariamente una danza di campagna o ‘Contraddanza’ (deformazione dell’inglese ‘Country dance’) dall’andamento moderato e ritmicamente molto marcato, assai diverso dall’eleganza leziosa del Minuetto di origine aristocratica. Sviluppatosi dal Ländler verso la metà dei XVIII secolo, il Valzer divenne, con l’affermarsi della borghesia, una danza propriamente cittadina, più veloce ed elegante rispetto al Ländler e dal ritmo meno pesantemente marcato. Per molto tempo termini come Ländler, Valzer, Contraddanza e Danza Tedesca furono usati indifferentemente per indicare composizioni dal carattere molto simile; il termine Valzer (più spesso con la grafia tedesca Walzer) cominciò ad imporsi verso la fine del XVIII secolo e solo da allora prese a diffondersi rapidamente in tutta Europa: non esistono, ad esempio, dei Valzer nel ricco repertorio mozartiano, a meno che non si vadano a ricercare nella lunga lista di opere di dubbia attribuzione. I 12 Walzer composti da Haydn nel 1792 e quelli composti da Beethoven nel 1795 recano ancora il titolo di ‘Contraddanze’; la forma vi è semplicissima, 2 periodi di 8 battute con ritornello, il melodizzare elementare ma gradevole, l’armonia ridotta all’essenziale. Il termine ‘Valzer’ appare fra le prime volte in un’opera buffa di Martin Y Soler dal titolo La cosa rara, rappresentata a Vienna nel 1786. Fu anche il successo di quest’opera che contribuì alla irresistibile ascesa del Valzer, un genere che avrebbe dovuto incontrare per lungo tempo la ferma opposizione dei ‘benpensanti’: ancora negli anni attorno al Congresso di Vienna il Valzer veniva additato in Inghilterra come danza priva di grazia e delicatezza, disgustosa e lasciva. Per la loro grande semplicità, i compositori tenevano in scarsa considerazione questo genere di composizioni, considerandole opere prive di ogni pretesa artistica; gli editori tuttavia le richiedevano con insistenza, cominciando ad intravedere in esse una sicura fonte di guadagno. In quegli anni si diffusero alcuni trattati per comporre Valzer con i dadi, secondo semplici formule combinatorie, a conferma della grande semplicità formale del genere e della sua crescente popolarità. Attribuito a Mozart è il più conosciuto ed interessante di questi libretti, "Anleitung zum componieren von Walzern so viele man will vermittels zweier Wuerfel ohne etwas fur Musik oder Composition zu verstehen" (Introduzione per comporre quanti Valzer si vuole per mezzo di due dadi, senza sapere nulla di musica o di composizione).

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