LUIGI VERDI, Kandinskij e Skrjabin. Realtà e utopia nella Russia pre-rivoluzionaria, Lucca, Akademos, 1996, pp. 176.

Recensione di Emanuela Portalupi in "Antroposofia. Rivista di scienza dello spirito", maggio-giugno 2007


Come si può notare dalla data del libro occasione di questa nota (1996) quella che vi accingete a leggere non è certo una tempestiva recensione (anche se ne è stata tirata una nuova edizione con il contributo del Consiglio Nazionale delle Ricerche). Il libro era nella vetrina di una piccola libreria del quartiere Ticinese di Milano. Ci è per così dire cascato in mano. Ed è stato una grande sorpresa perché solo dopo averlo acquistato e letto ne abbiamo scoperto la ricchezza e la complessità e la consuetudine con il pensiero di Rudolf Steiner.
L’autore, il Maestro Luigi Verdi, non è solo direttore d’orchestra, diplomatosi – con studi a Bologna, Milano e Pesaro – in Musica corale e direzione di coro, Strumentazione per banda, Composizione e Direzione d’orchestra, è anche laureato in Filosofia, insegnante in diversi Conservatori, saggista (oltre ottanta opere di cui più di settanta scritte dopo il libro qui citato), con un’attenzione particolare ai legami profondi tra le arti – poesia, pittura, musica, balletto – conoscitore profondo del mondo culturale, artistico, filosofico e spirituale della Russia (come appare in tutto il testo oltre che nelle dense pagine della introduzione), mondo di cui mostra di possedere profonda conoscenza della lingua di un tempo, in cui tutto sembrava possibile, in cui i legami tra il mondo esteriore nelle sue forme più sublimi e la spiritualità parevano in grado di spingere gli uomini ad assumere decisioni che avrebbero potuto cambiare la storia. Poi tutto precipitò verso la catastrofe del secolo breve, il più drammatico e cruento che la storia ricordi.
Grande esperto di Aleksandr Nikolaevič Skrjabin, che fu compositore e pensatore dotato di qualità spirituali elevate, Verdi traccia collegamenti complessi e inconsueti tra il musicista, di cui individua la familiarità con i testi di Steiner che Skrjabin consiglia ai suoi amici, anche se pare che non abbiano mai avuto l’occasione di incontrarsi – le scuole esoteriche del tempo, i rapporti suono-colore, Kandinskij, via via verso lo studio delle possibilità di giungere alla mitica Gesamtkunstwerk, quell’opera d’arte totale che era stato obiettivo e sogno di molti artisti dell’inizio del Novecento. La trattazione si dipana (in omaggio anche alle conoscenze numerologiche di Skrjabin?) secondo una struttura triarticolata di tre sezioni (1. Alle origini, 2. Suoni e colori, 3. Sintesi fra le arti) di sette capitoli ognuna, nelle quali sono raccolti dati e spunti di una ricchezza inconsueta.
Per la conoscenza dell’opera di Luigi Verdi – di cui ci sembrava necessario questo seppure breve ritratto – rimandiamo al ricco sito internet www.luigiverdi.it nel quale si può trovare tutta la sua carriera di studioso.

 

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