LUIGI VERDI, Organizzazione delle altezze nello spazio temperato, Treviso, Associazione musicale "Ensemble '900", 1998, 382 pp.

Recensione di Roberto Piana, in NonSoloPiano, 8, luglio-agosto 1999 .

Musica e matematica, note e numeri: binomi di origine antica. Pitagora riteneva che la musica fosse espressione di derivazione scientifica riconducibile (e riducibile) a proporzioni matematiche. Zarlino, Cartesio, Mersenne ed Eulero affrontavano i problemi di ordine musicale mediante il ricorso a regole e procedimenti matematici.
L'approccio razionalistico diverrà più concretamente tangibile in Rameau, il quale operò in un momento storico che possiamo considerare di "transizione", in cui la cultura del tempo considerava ancora forte il divario fra arte e ragione.
«Il mio fine è di restituire alla ragione i diritti che essa ha perduto nel campo musicale [...]. La musica è una scienza che deve avere delle regole stabilite, queste regole devono derivare da un principio evidente, e questo principio non può rivelarsi senza l'aiuto della matematica»: questo scrisse l'organista e compositore francese Rameau nel suo Traité de l'harmonie. Questo scrive invece oggi Luigi Verdi nel suo recente lavoro Organizzazione delle altezze nello spazio temperato: «una conoscenza approfondita delle leggi numeriche che governano certi fenomeni di aggregazione dei suoni è indispensabile per una corretta comprensione dei fenomeni stessi».
Le due riflessioni paiono muovere da un'unica idea generatrice, tuttavia Verdi puntualizza un aspetto non secondario: «è bene sottolineare che l'impiego di procedimenti numerici nell'elaborazione di una composizione musicale non può dar luogo che a sterili formulette, se ad essi non si unisca un adeguato discernimento anziché una acritica accettazione».
Lo scritto di Verdi si pone dunque quale valida guida allo studio e alla comprensione dei suoni nelle loro possibilità combinatorie attraverso un'analisi meticolosa e ben condotta con dovizia di esempi, tabelle, cenni storici e documentati richiami ad esperienze compositive differenti (come quelle condotte da Busoni, Simbriger, Costère, Messiaen, Scriabin e molti altri).
Uno studio di impostazione severa, fortemente metodica, poco indulgente verso una lettura affrettata, approssimativa, che Verdi conduce con grande competenza e ottima capacità analitica e che vuole rivolgersi ad un lettore selezionato, dunque preparato: «il presente lavoro - scrive Verdi - è rivolto soprattutto a coloro che si occupano di Teoria Musicale e di musica del Novecento (compositori, musicologi)».
Un testo di valore, il cui credo teorico è tuttavia proposto nella assoluta certezza che una simile analisi quantitativa di espressioni numeriche non potrà mai sottrarsi ad una elaborazione qualitativa dell'animo umano.

Roberto Piana

 

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