Il Farinelli ritrovato, Atti del Convegno internazionale di studi, Bologna 29 maggio 2012, a cura di Luigi Verdi, Centro Studi Farinelli-Fondazione del Monte 1473, Lucca, LIM 2014, XII-242 pp+CD audio.

Recensione di Federico Gon, in L'informazione bibliografica, Il Mulino, 3, luglio-settembre 2015, pp. 661-662

La vita e l’arte del pugliese Carlo Broschi, meglio noto col nome d'arte di Farinelli (1705-1782), sono da sempre argomento molto delicato, poiché si intessono a doppio filo con uno dei misteri più fitti dell’intera storia musicale: il mondo dei castrati. Di questi, che a detta dei contemporanei erano delle vere e proprie macchine da guerra musicali, non sono mai stati ben chiariti né gli aspetti prettamente artistici (timbro, emissione, registri, estetica dell’ambiguità vocale) né quelli più intimi e, diciamo, fisiologici (modalità di castrazione, scompensi ormonali, danni fisici, sessualità e tabù). Non c’è da stupirsi, per esempio, che il più noto contributo multimediale riguardante i castrati ed il loro mondo, il film Farinelli, voce regina del 1994, sia un crogiolo di luoghi comuni ed inesattezze. Venendo al campo musicologico, a tentare di fare un po’ di luce sulla questione hanno già pensato Anton Giulio Bragaglia (Degli evirati cantori: contributo alla storia del teatro, 1959) e in tempi più recenti, e con ben altra profondità analitica, Patrick Barbier colla sua Histoire de castrats (ed. it. Gli evirati cantori, 1991) e Sandro Cappelletto con La voce perduta: vita di Farinelli, evirato cantore (1995).
Nessun contributo si era però addentrato così tanto nella fenomenologia del musico quale il presente volume curato da Luigi Verdi, raccolta degli atti relativi al convegno omonimo tenutosi a Bologna il 29 maggio 2012 sotto il patrocinio del Centro Studi Farinelli. I contributi sono diversissimi tra loro, in quanto affrontano aspetti della vita e dell’arte di Farinelli assai disparati, toccando argomenti talvolta sorprendenti per originalità e metodo.
Piero Mioli illustra come la scuola di canto del neonato Liceo Filarmonico bolognese (fondato nel 1804 e seconda istituzione musicale statale e pubblica d’Europa dopo il Conservatorio parigino, a sua volta modellato sugli istituti napoletani e veenziani) affondasse le sue origini proprio nella maestria degli evirati cantori, un fil rouge che parte da Pistocchi e Bernacchi per condurre a Lorenzo Maria Gibelli e Girolamo Crescentini. Di diverso tenore il contributo di Francesca Boris, che anche tramite lettere e contratti di compravendita rivà alle vicissitudini patite dai grandi ritratti che immortalarono Farinelli lungo il corso della sua carriera e oltre. Ci conducono invece nella quotidianità dell’ultimo ritiro bolognese Rosaria Greco Grassilli e Vincenzo Lucchese Salati: documenti relativi alle abitazioni, al censimento cittadino ed alle parrocchie permettono di ricostruire aspetti più prosaici della vita del nostro, sottraendolo per un istante all’aura del mito che ne circonda la memoria.
Prettamente analitico il saggio di Marco Beghelli: da esperto della vocalità, egli sonda una delle varie zone d’ombra che da sempre accompagnano il fenomeno dei castrati, ovvero l’esatta comprensione del loro registro, grazie a testimonianze dell’epoca ed alle partiture per essi espressamente realizzate. Valentina Anzani si addentra viceversa su aspetti biografico-sentimentali, riportando alla luce, con prove documentarie, la diceria secondo la quale il celebre castrato Felice Salimbeni avrebbe convissuto per anni con una donna, travestendola da uomo per farla passare inosservata (opinione condivisa nientedimeno che da Giacomo Casanova, che conobbe entrambi). Quindi si sconfina nel campo delle scienze esatte: prima Nicola Lombardo analizza morfologicamente le corde vocali e le possibili mutazioni da esse subite come conseguenza di una castrazione; poi un'équipe di studiosi rende noti i risultati dell’esumazione della salma di Farinelli e di tutte le istanze riscontrate in fase di analisi (età, peso, malattie, nutrizione, cause della morte, etc…), con tanto di fotografie, invero un filo macabre, sebbene necessarie.
Si rientra nell’ambito umanistico con Thomas McGeary, che prende in considerazione una notevole mole di lettere e documenti autografi per illustrare la serie di relazioni intessute da Farinelli negli ultimi anni del ritiro bolognese con personaggi illustri, nonché le opinioni che essi si scambiavano tra loro riguardanti il celebre castrato. Chiudono la rassegna una doverosa panoramica di Luigi Verdi sull’attività del citato Centro Studi Farinelli, un curioso studio di Carlo Vitali riguardante una lista della spesa autografa farinelliana, la rassegna di documenti civili e notarili riguardanti Farinelli e la sua eredità curata da Gabriella Cibei.
Il volume presenta una gustosa sorpresa conclusiva: prima Francesca Boris illustra parte dello spettacolo teatrale Aranjuez addio, incentrato sulla permanenza spagnola del nostro, poi Sandro Cappelletto introduce il libretto dell’opera in atto unico Farinelli, la voce perduta, musicata da Matteo D’Amico e disponibile per l’ascolto nel CD in allegato al libro.
L’estrema varietas e l’eterogeneità dei contributi non tragga in inganno: se è indubbio che gli studi prettamente analitici riservino maggiori attrattive, anche i saggi meno scientifici e più biografici contribuiscono a togliere quel velo fatto di polvere e luoghi comuni che, tutt’oggi, ricopre sia il perduto mondo dei castrati che colui che ne fu il paladino, Carlo Broschi detto Farinelli.

 

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