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Recensione di Alice Bertolini, in Suonare News, luglio/agosto 1996, p.55
Il Do è rosso o bianco? Il Fa diesis è blu o
verde? C'è stato un tempo, ma soprattutto un luogo, della storia della musica,
in cui queste domande non apparivano affatto oziose come oggi saremmo portati a
credere. A cavallo tra Otto e Novecento, in Russia, le risposte più varie
giungevano da celebri artisti: Skrjabin e Rimskij Korsakov tra i musicisti,
Kandinskij tra i pittori. A coronare una serie di esperimenti sul rapporto
suono-colore fu la visionaria partitura del Prometeo o Poema del Fuoco di
Skrjabin, che prescriveva l'uso del c1avecin à lumière uno strumento realizzato
appositamente per produrre colori corrispondenti ai dodici gradi della scala
cromatica. Luigi Verdi, direttore d'orchestra, compositore e musicologo, rievoca
questo intenso periodo della cultura russa, che si rivelò crogiuolo di
esperienze artistiche irripetibili. La sua analisi si appunta su due figure
chiave dell'epoca. Kandinskij e Skrjabin non si conoscevano personalmente, ma
alcuni indizi rivelano una certa familiarità con i reciproci linguaggi
artistici: se Kandinskij suonava pianoforte e violoncello e prendeva a prestito
termini musicali, Skrjabin amava illustrare le proprie composizioni con
diagrammi e grafici. L'analisi dei loro scritti dimostra che avevano sviluppato
una concezione dell'arte molto simile, tanto che una lettura parallela dei testi
risulta chiarificatrice del pensiero di entrambi. Attraverso una trattazione
approfondita e con l'ausilio di alcune illustrazioni a colori, il volume
presenta spunti originali sul rapporto tra musica e pittura.
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