Conferenza "Il Farinelli e il Settecento musicale bolognese" in occasione dell'inaugurazione della mostra Il Farinelli a Bologna,  tenuta presso la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Bologna. Terza settimana della cultura, Ministero dei beni e delle attività culturali (23 febbraio 2001).

Carlo Broschi detto il Farinelli è probabilmente il più celebre cantante di tutti i tempi; nato ad Andria nel 1705, fu sempre legato in particolare alla città di Bologna, dove si esibì la prima volta nell'estate 1727, a soli 22 anni, nel Teatro Malvezzi, allora palcoscenico preferito della nobiltà bolognese. Farinelli fu allievo di Antonio Bernacchi, celebre cantante evirato bolognese del Settecento, ed a Bologna divenne amico del conte Sicinio Pepoli, figura di primo piano del mondo artistico con il quale tenne da allora una fitta corrispondenza epistolare, oggi in parte conservata presso l'Archivio di Stato di Bologna (68 lettere).
Nell’ottobre 1732 il Senato bolognese gli concesse la cittadinanza onoraria, cosicché nel novembre di quell’anno Farinelli acquistò un podere fuori Porta Lame con il progetto di edificarvi una villa, nella quale trascorrere la vecchiaia, una volta ritiratosi dalla scene: già dalla prima giovinezza il Farinelli aveva scelto Bologna come sua città di adozione.
Dopo il 1733 il Farinelli rimase lontano dall’Italia per circa 25 anni. Fra il 1734 e il 1737 fu attivo a Londra e nel 1737 fu chiamato in Spagna dal re Filippo V, rimanendo così alla corte spagnola fino al 1760, occupando importanti incarichi, quale amico personale del re e responsabile dell’attività teatrale e musicale di Spagna.
Il Farinelli ebbe anche rapporti di grande amicizia con il padre Martini di Bologna, la massima autorità in fatto di teoria musicale: anzi fu lo stesso Farinelli a spronare padre Martini ad intraprendere la composizione della sua monumentale Storia della Musica, il cui primo volume (1757) sarebbe stato poi dedicato proprio a Maria Barbara di Braganza, regina di Spagna e protettrice del Farinelli.
Altra importante amicizia fu quella del Metastasio. Il Farinelli aveva esordito sulle scene assieme al Metastasio, a Napoli, attorno al 1720. Il Metastasio aveva allora diciotto anni e il Farinelli quindici. Essi rimasero sempre amicissimi fino all’ultima vecchiaia, comunicando spesso per lettera e chiamandosi affettuosamente "gemelli".
Le lettere scritte da Metastasio al Farinelli oggi conservata sono 166, quasi tutte le lettere del Farinelli risultano invece perdute. Molte delle lettere di Metastasio sono sono state donate da Maria Carlotta Pisani, pronipote del Farinelli, alla Biblioteca Universitaria di Bologna nel 1840. Le lettere di Metastasio, come bene si può immaginare, sono fondamentali, perché da esse è possibile ricostruire numerosi episodi della vita del Farinelli, altrimenti sconosciuti.
Congedato dal re di Spagna Carlo III, il Farinelli fece ritorno a Bologna nell’estate del 1760 e vi si stabilì definitivamente nel giugno 1761, abitando prima in un palazzo in Via Santa Margherita 6, poi dal 1763 nella villa che si era fatta costruire fuori porta Lame, in un luogo corrispondente all'attuale numero 30 di Via Zanardi. Tra gli ospiti del Farinelli a Bologna in quegli anni, il compositore Gluck, di passaggio nel 1763 per la messa in scena delTrionfo di Clelia per l’inaugurazione del Nuovo Teatro di Bologna, poi l’imperatore Giuseppe II nel 1769. E poi non possiamo dimenticare Wolfgang Amadeus Mozart,  che passò per Bologna con il padre Leopold nel 1770. Mozart fu a Bologna per aggregarsi alla celebre Accademia Filarmonica, la quale conserva tra l'altro il suo compito manoscritto autografo per l'ammissione all'Accademia.
Sempre nel 1770 il Farinelli ricevette la visita del celebre storico inglese Charles Burney, che ci ha lasciato una dettagliata descrizione della villa in cui abitava, e dei preziosi oggetti che vi erano conservati (oggi dispersi). Vale la pena forse di leggere alcune delle testimonianze del Burney:

“23 agosto. Io ho trovato Farinelli più giovine in apparenza di quello che avevo immaginato. E’ grande, sottile, e non ancora curvo. Egli sapeva già che io aveva una lettera per lui. Ha avuto la bontà di condurmi questa mattina dal Padre Martini, nella biblioteca del quale ho passato una gran parte del mio tempo. [...] Farinelli disse, parlando del padre Martini: “Ciò ch’egli fa, resterà; ma il poco che ho fatto io, è già dimenticato!”

Scrive ancora Burney:

“Sabato 25. Ho avuto il piacere di passare la giornata con Farinelli nella sua casa di campagna ad un miglio da Bologna. Essa non è ancora terminata, perché ne ha cominciata la costruzione dopo il suo ritiro dalla Spagna. La villa di Farinelli domina e commande un punto di vista della città e delle piccole colline che le sono vicine”.

“Il padre Martini era stato invitato a desinare con me. Io non posso più resistere al piacere che ho di dichiarare che io era sommamente felice di trovarmi in compagnia di due uomini tanto straordinari. Farinelli ha lasciato il canto da molto tempo, ma si diletta ancora sul clavicembalo e sopra la viola d’amore. Egli ha un grande numero di clavicembali fatti in diversi paesi, e da lui intitolati, nell’ordine della stima professata, ai grandi pittori d’Italia. Il primo e il più favorito è un pianoforte fatto a Firenze nel 1730, sul quale a lettere d’oro si legge Raffaello d’Urbino, di poi il Correggio, il Tiziano, Guido, ecc. Ha suonato assai il suo Raffaello con grande abilità e molta delicatezza ed ha composto su quest’istrumento alcuni pezzi eleganti”.

Il Farinelli morì il 16 settembre 1782 e i suoi funerali furono celebrati nella chiesa di San Martino di Bertalia, parrocchia nel cui territorio era situata la villa che il Farinelli abitò dal 1761 fino alla morte. Dopo l’arrivo dei Francesi a Bologna (1796), il convento dei Cappuccini di Monte Calvario, dove era stato sepolto il Farinelli, fu soppresso (1810) e trasformato in una villa patrizia (oggi è Villa Revedin), e della sua tomba si persero le tracce. Solo recentemente, grazie all’intervento del Centro Studi Farinelli, la tomba è stata ritrovata alla Certosa di Bologna, ed è stata restaurata nell’ambito delle manifestazioni per Bologna 2000 Città Europea della Cultura.
I beni preziosi e lo straordinario archivio musicale raccolto dal Farinelli andarono dispersi poco dopo la sua morte. La magnifica villa dove egli abitò, svenduti i tesori che conteneva, dopo essere divenuta sede degli uffici di uno zuccherificio, fu lesionata dai bombardamenti aerei del 1943 e quindi abbattuta nel 1949; la Società Italiana per l’Industria degli Zuccheri, allora proprietaria dello stabile, non volle tenere conto delle istanze della Soprintendenza ai Monumenti dell’Emilia, che aveva avviato una pratica di tutela e vincolo dell’edificio. La Società Italiana per l’Industria degli Zuccheri, prima della demolizione della villa, si era impegnata tuttavia“a provvedere nel miglior modo a ricordare agli studiosi sia il cantante Farinelli, sia l’edificio, addivenendo, per esempio, alla pubblicazione di una monografia con riproduzioni fotografiche e cenni storici circa la Villa ed il cantante scomparso, come pure alla costruzione di un plastico da collocarsi in un Museo, e a quelle altre iniziative che fossero suggerite, assumendosene l’onere finanziario”. Questo proposito è rimasto senza seguito fino al 1998, quando cinquant'anni dopo la demolizione della villa, si è costituto il Centro Studi Farinelli, con il proposito di promuovere concerti, pubblicazioni, convegni, incontri di studio, seminari e mostre, nonché ricerche d’archivio e ogni altra iniziativa specifica di argomento farinelliano.
Ma in cosa consisteva l'immenso tesoro, oggi perduto, raccolto dal Farinelli? E’ possibile ricostruire l’esatta entità di questo patrimonio grazie a un Inventario legale del 2 maggio 1783, oggi conservato presso l’Archivio di Stato (Fondo Notarile Gambarini).
Il patrimonio, oltre a gioielli e preziosi arredi, comprendeva circa 330 quadri, strumenti preziosi come 6 clavicembali, 1 spinetta, 1 viola d'amore del Granatino, 1 chitarra, 1 violino dello Stradivari, 1 violino di Amati, un centinaio di libretti e circa mille spartiti di opere, cantate, serenate e musica varia. Se si considera che molti dei titoli posseduti dal Farinelli sono oggi irreperibili in qualsiasi biblioteca musicale del mondo, si può avere un'idea precisa dell'immenso patrimonio che è andato perduto.
Per quanto riguarda la quadreria del Farinelli, comprendeva quadri di enorme valore, oggi perduti o dispersi nei musei di tutto il mondo. Si trattava quindi di una collezione veramente importante.
Ci sono molti motivi per  ricordare il Farinelli, oggi.
In vita, fu il musicista più famoso del Settecento. Per lui si scatenarono entusiasmi come raramente avviene nella vita di un artista. Ancora oggi è un personaggio moderno, sebbene indissolubilmente legato a un mondo ormai scomparso. C'è il fascino di un timbro di voce particolare, quello dei castrati, che oggi possiamo solo immaginare; e poi c'è il fascino della villa scomparsa e dei tesori che conteneva, oggi perduti o dispersi nei musei di mezzo mondo; e il mistero della tomba scomparsa e recentemente ritrovata.
Attorno al Farinelli è fiorita una ricca aneddotica e la sua fama attuale in tutto il mondo è testimoniata dalle numerose iniziative che fioriscono a suo nome, dai numerosi siti internet a lui dedicati, dai racconti, dalle pièce teatrali, per non parlare del film recente “Farinelli. Voce regina” del 1994, che certo tutti conoscono. I turisti che vengono a Bologna, anche dall’estero, chiedono spesso notizie sul Farinelli: c'è anche chi viene per andare a vedere il sito dov'era la sua villa, anche se non trova niente.

Luigi Verdi

 

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