Sulle tracce di Nicolás  e Diego Peñalver y Cárdenas, nobili cubani. Loro relazione con Rossini, in “Bollettino del Centro Rossiniano di studi”, XLV, 2005, Fondazione Rossini di Pesaro, pp.49-143.

L’Edizione critica della Cantata La riconoscenza / Il vero omaggio, edita nel 2003 dalla Fondazione Rossini di Pesaro a cura di Patricia B. Brauner,[1] ha fornito l’occasione per indagare i rapporti di Rossini con una famiglia di origine cubana, i Peñalver y Cárdenas. A Nicolás Peñalver, Rossini dedicò infatti, in occasione del suo matrimonio, una versione della stessa cantata, dal titolo L’augurio felice, oggi conservata in copia manoscritta presso la Bibliothèque Nationale di Parigi. Sul frontespizio si legge:

“Cantata a 4:o Voci con Cori / del Maes:o Rossini / dedicata dal med:o a D:n Nicola / de: Pegnalverd [sic per «Pegnalver»],[2] in occasione del / suo Imeneo con Donna M:a / della Concezione nell’Autunno / del 1823”. [3]

La genesi della Cantata e le vicende che portarono alla sue varie versioni fino a L’Augurio felice, dedicata a Nicolás Peñalver y Cárdenas, sono state descritte ed esaminate esaurientemente da Patricia Brauner nella Prefazione alla edizione critica rossiniana. L’augurio felice è essenzialmente La riconoscenza con le modifiche al testo rese necessarie dalla nuova occasione;[4] in questa nuova veste la Cantata fu eseguita a Parigi, diretta dallo stesso Rossini, durante il suo breve soggiorno francese dell’autunno 1823, nella Casa della Contessa de Merlín, María de las Mercedes Santa Cruz y Montalvo.

Appartenente ad una nobile famiglia di origini spagnole trasferitasi a Cuba, la Contessa de Merlín (1789-1852) era figura di primo piano della capitale francese, cantante dilettante e scrittrice.[5] Nella sua biografia di Maria Malibran, è la stessa Contessa a darci notizia dell’esecuzione parigina della Cantata dedicata a Nicolás Peñalver:[6]


[1] Patricia B. Brauner, a cura di: La riconoscenza / il vero omaggio. Volume 5. Edizione critica delle opere di Gioachino Rossini. Pesaro: FONDAZIONE ROSSINI 2003, pp. XLVII-L. Alla stessa Patricia Brauner, che ha fornito gli spunti per la stesura del presente articolo, ispirandone lo svolgimento e correggendone le bozze, va il mio più cordiale ringraziamento.
[2] Nelle fonti italiane si trova la grafia «Pegnalver» per la forma spagnola «Peñalver», anche se possono presentarsi alcune storpiature, come Penalver, Pennalver, Penalvero, Pennalverd, Pegnalverd (usata da Rossini), Pegnalve, Pegnalverde, Pignalverd, Pinalverde, Piñalverd. In questo studio abbiamo usato la grafia Peñalver solamente quando riferita ai membri cubani della famiglia.
[3] Brauner, p. XLIX.
[4] “L’ambientazione non è più Lucca, né l’Arcadia dell’impero austriaco, né la cerimonia in memoria di Canova: questa volta l’azione è situata in un Amena Campagna dell’Isola di Cuba, dove le Tespasie sponde de La riconoscenza sono fatte diventare le Cubane rive e lo storico eroe lucchese Castruccio Castacane diventa Cristoforo Colombo, partito alla scoperta del nuovo mondo per conto del regno di Spagna”, Brauner, p. XLIX.
[5] Pubblicò diverse memorie e resoconti di viaggi, fra i quali Mes Douze Premières Années (1831), Souvenirs et mémoires de Madame la Comtesse Merlín, publiés pour elle-même (1836), La Havane (1840) e Viaje a la Habana (1844).
[6] La Contessa di Merlín aveva una parentela con Nicolás Peñalver; del resto molti nobili cubani erano in qualche modo imparentati. La nonna della Contessa, María Josefa de Cárdenas y Santa Cruz, era sorella della madre di Nicolás e sorella di Miguel de Cárdenas y Santa Cruz, sposo della loro comune cugina Maria Josefa Peñalver y Barreto. Vedi nota 29. L’albero genealogico della Contessa è riportato in: Fernando Gonzalez-Doria Diccionario heraldico y nobiliario de los reinos de Espana, Madrid, Edtiorial Bitacora 1997, p. 29, segnalatomi da Hugo Barreiro.

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