|
La trascrizione e revisione della partitura de I Goti di Stefano
Gobatti,
in "Nuova Rivista Musicale Italiana",
XLV,
XV nuova serie, 3, luglio-settembre 2011,
pp.391-443.
Negli
anni Settanta del XIX secolo, Stefano Gobatti conobbe un periodo di grande
popolarità, quando la sua prima opera I Goti, rappresentata in prima
assoluta al Teatro Comunale di Bologna nel dicembre 1873, suscitò tali
entusiastici consensi da essere ricordata dagli storici come uno dei più
clamorosi successi dell’intera storia del melodramma. Nato nel 1852 a
Bergantino, un borgo all’estremo nord dello Stato Pontificio, oggi in Provincia
di Rovigo, Gobatti a seguito del successo de I Goti fu insignito a soli
21 anni della cittadinanza onoraria bolognese (1874), onore toccato tra i
compositori prima di lui solo a Verdi (1867) e a Wagner (1872).
Ancora troppo giovane e
inesperto per districarsi fra le insidie del mondo teatrale, Gobatti finì presto
per soccombere sotto la pressione delle eccessive aspettative e responsabilità
che si erano concentrate su di lui. Dopo che I Goti ebbero percorso
trionfalmente i maggiori teatri italiani, le opere successive, Luce
(1875) e Cordelia (1881), ottennero minore successo, mentre la sua ultima
opera Massias non fu mai rappresentata. Dopo 25 anni di oblìo, I Goti
vennero ripresi nell’estate 1898 al Politeama D’Azeglio di Bologna e
nell’inverno 1899 al Teatro Vittorio Emanuele II di Messina, poi più nulla.
Oggi, con atteggiamento nuovo,
potremmo ascoltare la musica di Gobatti senza pregiudizi, e valutarne appieno i
suoi notevoli pregi. In questa prospettiva è apparsa necessaria una trascrizione
e revisione de I Goti che, come anche le altre opere di Gobatti,
era manoscritta e ineseguibile nella sua veste originale, in quanto mancante
delle parti strumentali separate necessarie per l’esecuzione. I Goti
meriterebbero senz’altro di essere riproposti sulle scene teatrali: la loro
ultima esecuzione risale a circa un secolo fa e, nonostante il loro enorme
successo, da allora non sono stati più rappresentati.
L’opera di trascrizione è
stata effettuata confrontando il manoscritto autografo dell’Archivio Ricordi di
Milano con lo spartito canto e pianoforte stampato dalla casa editrice Lucca nel
1873. L’opera di trascrizione e revisione è stata fatta con l’ausilio dei più
moderni programmi digitali di videoscrittura ed ha richiesto un tempo di
lavorazione di circa due anni. Terminato questo periodo la più celebre opera di
Stefano Gobatti è finalmente a disposizione per una possibile futura esecuzione.
Cliccare
qui per richiedere il testo completo
|
|