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Glière e Vasil’enko, in “Slavia”,
I, 1998, pp.178-205.
Reingol’d
Morizevic Glière (1875-1956) e Sergej Nikiforovic Vasil’enko (1872-1956)
appartengono a quella generazione di compositori russi che comprende Skrjabin,
nato nel 1872 e Rachmaninov, nato nel 1873. Se tuttavia l’opera di questi
ultimi compositori ha incontrato una buona accoglienza nei repertori
concertistici occidentali, la produzione di Glière e di Vasil’enko, benché molto popolare in Russia, non ha conosciuto uguale fortuna presso il pubblico
occidentale (ad eccezione forse del balletto “Il papavero rosso” di Glière).
Occorre subito notare che Glière e Vasil’enko, durante la loro lunga vita
(morirono entrambi nel 1956), vissero quasi esclusivamente in Unione Sovietica,
collaborando subito con il nuovo regime, dopo la Rivoluzione del 1917: questa
incondizionata adesione alla nuova realtà politica sovietica ha nuociuto nel
complesso alla loro figura di artisti, limitandola all’interno di schemi
inappropriati. Occorre infatti ricordare che al momento della Rivoluzione russa,
Glière e Vasil’enko avevano già scritto un considerevole numero di opere
musicali, alcune delle quali veramente pregevoli; inoltre la loro partecipazione
attiva alla nuova politica culturale sovietica, confermata anche da una
ininterrotta permanenza in Unione Sovietica fino alla morte, lungi dal limitare
la loro attività, ne ha determinato lo sviluppo in una direzione a loro
particolarmente congeniale: quella della ricerca sul canto popolare.
Una svolta in questo senso si ebbe, com’è noto nel 1932, quando il Comitato
centrale sovietico intervenne con una risoluzione che dava agli artisti un
indirizzo secondo il quale l’arte non poteva limitarsi soltanto a riflettere
la vita, ma doveva altresì darle un orientamento, doveva essere accessibile
alle masse e non doveva avere carattere pessimistico. Lo stesso Glière così
scrisse nell’”Almanacco musicale”:
“La risoluzione del comitato centrale, grazie alla sua chiarezza ed alla sua
precisione, appare non solo come un fondamento organizzativo, ma anche come
principio creativo, in quanto dà a tutti gli artisti sovietici il coraggio di
progredire realizzando, nelle misure loro possibili, i compiti che l’arte
sovietica esige”.
Circa allo stesso modo si espresse Vasil’enko, per il quale la risoluzione
del 1932 segnò addirittura l’inizio di una nuova era. Il linguaggio musicale
gradito al regime, in antitesi con i proclami rivoluzionari, era piuttosto
conservatore e di un romanticismo a volte deteriore; ciò non impedì il nascere
di opere di notevole interesse, soprattutto se ispirate dallo studio e dalla
maggiore conoscenza del patrimonio musicale delle repubbliche asiatiche,
conoscenza che andava diffondendosi secondo un piano di rivalutazione culturale
delle aree periferiche dell’Unione.
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Per le composizioni di Gliere e Vasil'enko vedere anche l'Archivio
di Slavia Festival
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