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Rossini a Bologna, Note documentarie. In occasione della mostra 'Rossini a Bologna',
Pàtron, Bologna 2000, 185 pp.
Recensione di Marco Beghelli in "Quaderni musicali marchigiani" 9/2, 2002, pp.
229-230
Sugli anni bolognesi di Rossini mancano ancor oggi studi completi, che aiutino a
districarsi nel mare magnum di aneddoti veri e falsi diffusi senza scrupoli
ancora vivente il compositore. La singolarissima carriera artistica di Rossini,
sopravvissuto per metà della sua lunga esistenza all’ultimo successo teatrale,
innescò infatti un processo di mitizzazione verosimilmente più potente di quanto
l’eventuale morte prematura dopo il Guglielmo Tell avrebbe potuto procurargli:
la singolarità del ‘mito vivente’ ha dunque favorito e accelerato lo sviluppo di
un’agiografia che trovava ancora in vita gli stessi testimoni delle vicende
rossiniane, i quali, obnubilati però dal tempo ed accecati dalla luce del mito,
finirono col dipingere una serie di bozzetti irreali quando non surreali, sui
quali s’adagiarono per comodo e lustro del loro beniamino tutti i biografi
ottocenteschi e quelli del secolo successivo che ad essi si sono acriticamente
rifatti: «Le mie biografie (niuna eccettuata) sono piene di assurdità e
d’invenzioni più o meno nauseanti», lamentava Rossini nel 1862 con l’amico
Angelo Catelani; e al drammaturgo Luigi d’Asti, che l’anno seguente gli chiedeva
il consenso per una commedia intitolata Rossini a Napoli, ebbe a rispondere: «Mi
piace credere che il di lei lavoro non avrà il colore delle biografie rossiniane
venute fino ad ora alla luce, nelle quali abbondano troppa generosa indulgenza
per la mia musica e non poche frottole sulle mie abitudini sociali». La pièce
teatrale non mancò, invero, neppure per il periodo bolognese: Alfredo Testoni,
quattro anni dopo aver immortalato sulle scene la figura di papa Benedetto XIV
nell’ancor oggi vitalissima commedia Il cardinale Lambertini, pubblicò «Quattro
episodi» rossiniani in forma drammatica (1908), il terzo dei quali, intitolato
proprio Rossini a Bologna, è ambientato in casa del Maestro la sera del 1°
maggio 1851, ultima notte (o presunta tale) della sua vita trascorsa a Bologna.
A far definitiva luce sugli anni felsinei di Rossini ha pensato una mostra
allestita in città fra il 29 febbraio e il 1o aprile 2000, a cura dell’Accademia
Filarmonica di Bologna, in unione con la Biblioteca dell’Archiginnasio,
nell’ambito delle manifestazioni che andavano sotto il marchio di «Bologna 2000
– Città Europea della Cultura». Furono presentati 600 documenti ordinati in 116
pannelli e suddivisi in otto diverse sezioni: Gli anni di studio (1799-1812), I
grandi successi (1812-1822), Il primo matrimonio (1822-1829), Tra Bologna e
Parigi (1829-1838), Gli anni d’oro del soggiorno bolognese (1838-1845), Il
secondo matrimonio (1845-1848), L’addio (1848-1851), e in forma conclusiva
Rossini e Bologna, sezione incentrata su quanto rimase in città della sua
presenza. Il volume che qui segnaliamo fu il catalogo dettagliato di tale
mostra, di cui registra ogni pezzo esposto, indicandone la provenienza, e
ricopiandone in molti casi il contenuto verbale. Manca invece purtroppo
qualsiasi riproduzione iconografica dei pezzi più significativi. Brevi
didascalie introducono i singoli momenti della biografia rossiniana evocati dai
documenti esposti, contestualizzandoli storicamente.
Il curatore della mostra e del catalogo Luigi Verdi, già messosi in evidenza per
iniziative simili organizzate intorno a musicisti in qualche modo legati
all’Accademia Filarmonica bolognese (Farinelli, Mozart, Verdi, Wagner, Puccini,
Respighi), si astiene da qualsiasi lettura definitiva sui rapporti fra Rossini e
la città di Bologna, un capitolo che resta quindi ancor tutto da rimeditare e
riscrivere, specialmente per quanto riguarda il decennio 1838-1848, durante il
quale funse da patron d’eccellenza per le arti musicali in città. Il merito
impagabile di questo volumetto è semmai quello di non aver fatto dissolvere nel
nulla il frutto di mesi di ricerche volte a dissotterrare il documento anche più
marginale che si offrisse però come testimone di quegli eventi, così che il
giorno in cui qualcuno vorrà definitivamente ricostruire i trascorsi bolognesi
di Rossini si troverà a disposizione l’elenco completo dei documenti superstiti,
con indicazioni sulla loro reperibilità, compresa la bibliografia sinora apparsa
sull’argomento. Un puntuale indice conclusivo, organizzato per nomi, luoghi,
istituzioni e opere, facilita da par suo la ricerca.
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